Quando l’elettricità da rinnovabili diventa troppa
02/12/2009 - Nicola Ventura
Reti e rinnovabili elettriche saranno nei prossimi anni, alla luce della forte diffusione di impianti di energia pulita, temi all’ordine del giorno. Da qualche tempo gli esperti stanno spiegando che le infrastrutture elettriche, pensate per i grandi impianti centralizzati
alimentati a combustibili fossi o nucleare, non sono in grado di assorbire importanti quantitativi di elettricità prodotta da fonti energetiche non programmabili come le rinnovabili.
Il rischio è che la produzione di elettricità pulita vada perduta. Bisogna allora ripensare le reti e farle diventare “intelligenti”, realizzando le cosiddette smart grid, capaci di assorbire questa nuova elettricità, prodotta spesso a bassa e media tensione, che cresce in molti aree a ritmi vertiginosi. E inoltre spingere la ricerca su come immagazzinare il surplus di elettricità pulita prodotta quando la domanda è scarsa per poi riutilizzarla quando serve.
Proprio da uno di questi paesi leader delle rinnovabili, la Spagna, arriva un avvertimento che rischia di far ritoccare al ribasso i piani futuri di sviluppo delle energie rinnovabili, se non vi si porrà rimedio adeguando le reti e la gestione dell’elettricità da energie alernative.
La società che gestisce la rete elettrica spagnola (Red Eléctrica de España – REE) ha calcolato in un recente rapporto, Informe sobre la integración de generación renovable a medio plazo para el periodo 2009-2014, redatto su richiesta dal Ministero dell’Industria, che dal 2014 l’energia eolica prodotta di notte si inizierà a buttare via, perché non si avrà una domanda in grado di consumarla, tanto meno si potrà esportarla o stoccarla.
La notizia, riportata da El Pais, spiega che finora solo in alcuni casi eccezionali REE aveva dovuto “spegnere” le turbine eoliche, perché la rete non era in grado di assorbire l’eccessiva elettricità generata. Il caso più recente si è verificato il 15 novembre quando vennero disconnessi per 2 ore il 21% degli aerogeneratori (in Spagna sono installati oggi 17.700 MW eolici).
Per capire quanto sia rilevante la produzione eolica in Spagna va anche ricordato che per quasi due ore all’alba (ore 4,30-6,10) dell’8 novembre scorso, la rete spagnola, stavolta con successo, ha coperto il 53% della domanda con la produzione eolica, una percentuale di 10 punti percentuali maggiore rispetto all’ultimo record.
Ma l’evento di dover distaccare gli impianti, secondo REE, rischierà di ripetersi con sempre maggiore frequenza. In quattro anni si potrà perdere tra lo 0,6% e il 4,7% dell’elettricità eolica prodotta, un range ampio che dipenderà da diversi fattori, come per esempio il livello delle temperature future invernali ed estive, ovviamente oggi non previdibile. Tuttavia, si dice, che in un anno normale la dispersione dell’energia dovrebbe essere di circa il 2%, cioè approssimativamente oltre un miliardo di chilowattora.
Il rapporto del REE è stato intanto utilizzato dal governo spagnolo per programmare uno scaglionamento nel tempo degli impianti a fonte rinnovabile. Il documento conclude che “al presente ritmo delle installazioni di impianti rinnovabili si potranno avere casi in cui la produzione non potrà essere assorbita dal sistema, provocando uno spreco di elettricità”. Il problema varrebbe per tutte le fonti rinnovabili, ma in particolare il rischio più concreto si riferisce all’eolico che attualmente produce il 13% dell’elettricità spagnola, ma che a differenza del solare, è operativo di notte quando il picco della domanda è molto basso.
Il direttore generale della REE, Alberto Carbajo, ha spiegato a El Pais che se in una normale notte dell’anno 2014, si renderanno operativi il 70% delle turbine eoliche (a quella data, una potenza di 26.300 MW) si potranno generare circa 18.000 MWh, in grado di coprire solo la domanda prevista alla 4 di mattina; ma a questa produzione vanno poi aggiunti i 7.000 MW nucleari che non possono essere spenti e le centrali a gas o a carbone che comunque debbono funzionare al minino per essere pronte all’innalzamento della domanda. Alla fine si rischia di avere un eccesso di produzione elettrica, anche considerando un maggiore utilizzo per il pompaggio nei bacini idroelettrici o per un’esportazione verso la Francia. Non solo, ma la perdita di elettricità eolica (stimata tra 1 e 2 TWh/anno) si potrebbe verificare anche nell’ipotesi di avere in circolazione 3 milioni di auto elettriche che dovrebbero essere ricaricate nottetempo.
Lo studio fornisce un’indicazione al governo: “sarebbe necessario installare non più di 3.300 megawatt all’anno di fonti rinnovabili”. Una quota che il governo ha comunque fissato per i prossimi anni, anche per limitare il budget dedicato all’incentivazione di questi impianti.
Ma a questo quadro va aggiunto un altro elemento di notevole importanza. Il gestore della rete elettrica spagnola nel suo report prevede che si avrà un forte calo del settore elettrico convenzionale. Per 2014, infatti, si stima che le centrali a gas a ciclo combinato potranno funzionare solo tra le 2100 e le 2300 ore all’anno. Un numero di ore di esercizio che è pari alla metà di quanto pensava la lobby degli operatori del gas al momento in cui fu lanciato, dieci anni fa, un programma nazionale di investimenti per la realizzazione di centrali a gas. Anzi, la REE prevede che dal 2016 le ore di esercizio in un anno possano scendere addirittura a 1.700. Questi dati, legati anche alla forte concorrenza delle rinnovabili elettriche, che dalla loro parte hanno obblighi legislativi connessi con impegni vincolanti presi in sede europea, spiegherebbero la dura campagna degli operatori del gas contro le fonti rinnovabili in atto nel paese iberico.
Spagna e Germania su questo fronte saranno laboratori ed avamposti di un sistema energetico mondiale in profondo mutamento e quindi le loro esperienze saranno fondamentali per lo sviluppo su grande scala delle energie rinnovabili.
Fonte: http://www.qualenergia.it