DOSSIER PREZZI METANO 2021
22/10/2021 - Nicola Ventura
Dal 1 ottobre 2021, giorno dell’impennata dei prezzi del metano, ne abbiamo lette di ogni colore. Da “Ladri” a “è tutto un complotto” per passare a “è colpa del Governo che aumenta le tasse”. Insomma un totale delirio di informazione confusionaria dove in mezzo ci si mettono anche molti (non tutti) media palesemente impreparati sul tema ma pronti a sguazzare in titoloni acchiappa click.
In questo totale marasma abbiamo deciso di provare a fare quanto più possibile chiarezza con quella che abbiamo definito “Operazione Trasparenza”.
Si, innanzitutto trasparenza, perchè in questo settore parlare di prezzi è praticamente un tabù ed invece riteniamo che mai come oggi serva innanzitutto trasparenza. Spiegare ed informare sono determinanti per far comprendere le cause di questo terremoto dei prezzi che ha colpito in primis i contratti del metano per autotrazione ma che a breve si ripercuoterà sull’intero comparto energetico.
1 – Anno termico
Perchè tutto si è scatenato il 1° Ottobre? Perchè l’anno termico, ovvero il periodo di riferimento (e quindi contrattuale) di riferimento per le aziende che operano nel settore del gas si chiama “Anno Termico” e va dal 1° Ottobre al 30 Settembre. I nuovi contratti quindi sono entrati in vigore il 1° Ottobre.
Vale per tutti? No, è una regola molto diffusa, ma non è un vincolo assoluto. Ci sono anche contratti che seguono, ad esempio, l’anno solare e che scadranno il 31/12.
2 – Il complottismo: Governo, Snam e le auto elettriche
Tra le cose più assurde lette in questi giorni sotto forma di cartelli improvvisati presso i distributori qualcuno che accusava il Governo (ladro per definizione… sic) di aver aumentato le tasse di 30 centesimi. Nulla di più falso! Anzi sul metano per autotrazione non vi è alcuna accisa a favore dello Stato. L’unica imposta che grava sul metano per autotrazione è l’IVA e nessun’altra imposta è stata aggiunta.
L’altro elemento spesso presente tra i commenti disorientati è SNAM. Non sono pochi i gestori e gli utenti che hanno ben pensato di accusare SNAM per i rincari. Per la maggioranza degli italiani vale l’equivalenza SNAM uguale Metano ed anche qui il chiarimento è d’obbligo.
SNAM (Società NAzionale Metanodotti) non vende metano ma si occupa di trasporto, stoccaggio e rigassificazione del metano. In sostanza vede transitare tantissimo metano nelle sue reti ma non si occupa della vendita. Siete scioccati dalla news?
Infine “Vogliono obbligarci a comprare le auto elettriche” è uno tra i mantra più diffusi. In questo caso l’esercizio è di elevato equilibrismo circense in quanto si sostiene che il “poteri forti” vogliano boicottare le auto a metano con l’aumento del costo del combustibile che poi è lo stesso che serve per produrre almeno il 50% dell’energia elettrica nazionale che serve per alimentare le auto elettriche. Inutile addentrarsi oltre.
3 – Perchè i prezzi alle stelle?
Se non è colpa del Governo e di Snam di chi è la colpa?
Solo questo tema meriterebbe un lunghissimo approfondimento ma dovendo per forza di cose semplificare, le cause sono da ricercare in alcuni elementi chiave tra cui:
- – Tipologia dei contratti
Precedentemente erano a lungo termine mentre recentemente sono contratti “short” molto legati ad un’altra stortura del mercato finanziario quale i “futures”. E’ palese a chiunque che la “stabilità” del prezzo è il primo parametro che salta.
- – Geopolitica
Dipendiamo quasi totalmente dall’importazione di gas naturale ed il principale fornitore è la Russia. Nella fase post pandemia alcune economie, quella cinese in primis, hanno registrato importanti tassi di crescita ed hanno letteralmente fatto la parte del leone acquistando gas naturale e metano liquido senza limite di spesa.
E’ ovvio che in assenza di contratti a lungo termine (vedi punto sopra) il venditore privilegia il miglior offerente.
Non a caso il premier Russo Putin è intervenuto (raffreddando la corsa rialzista) ricordando che la Russia è un fornitore di gas affidabile. Leggi tra le righe… certo che se voi fate i fenomeni con contratti “short” non prendetevela con noi!
Va inoltre compresa anche la complessa geografia dei gasdotti; che tradotto significa transitare il meno possibile per l’Ucraina e forzare la mano per il completamento dei nuovi mega gasdotti europei più efficienti e meno costosi sul fronte del pompaggio.
Infine di certo non aiutano le dichiarazioni di tutti i leader europei di voler intraprendere un percorso di abbandono del gas verso le fonti rinnovabili.
Bellissimo… ma a parole! Perchè nei fatti, a livello europeo, le rinnovabili quotano meno del 20% del fabbisogno energetico e negli ultimi 5 anni sono cresciute solo del 5%.
Diciamo che sputare nel piatto in cui c’è il cibo che ti servirà per i prossimi anni, senza avere una reale alternativa, non è esattamente un’operazione furba.
Non sono ovviamente le uniche cause ma crediamo che questi due aspetti siano quelli più determinanti in questa fase.
4 – Il Mercato del Gas Naturale
Fatta luce sulle cause dell’impennata della materia prima, occorre chiarire una volta per tutte dove si decide il prezzo (espresso in €/MWh) del gas naturale.
- – INDICE TTF
Negli ultimi dieci anni circa per svincolare la quotazione del gas naturale rispetto a quello del petrolio sono nate varie piattaforme di scambio virtuali. Il TTF Olandese, letteralmente Title Transfer Facility, è quella che ha preso maggiormente quota diventando il mercato all’ingrosso di riferimento per l’Europa. Sono le quotazioni giornaliere e/o le medie mensili del TTF il vero ago della bilancia per determinare il prezzo del metano al distributore.
- – INDICE PSV
Analogamente a quanto avviene in Europa anche l’Italia ha il suo mercato all’ingrosso. Il nostro HUB virtuale si chiama PSV o più semplicemente Punto di Scambio Virtuale.
Per capire la portata dell’aumento dei prezzi nei distributori è sufficiente guardare i grafici di questi indici.
Negli anni precedenti il valore del TTF era, sostanzialmente, stabile sotto quota 25€/MWh (a volte anche molte meno, me ne riparleremo più avanti) mentre dall’estate 2021 è iniziata una salita vertiginosa che ha toccato il picco di 116€/MWh il 5 ottobre 2021.
A questo punto non serve un mago della finanza per capire che se la materia prima aumenta di quasi 5 volte è normale che anche il prezzo alla pompa il 1° Ottobre sia letteralmente esploso.
5 – TAP – Trans-Adriatic Pipeline
Ricordate le mille mila polemiche sul Gasdotto Trans-Adriatico TAP? Ricordate chi voleva a tutti i costi bloccarlo e chi lo riteneva inutile?
Il problema del prezzo, come abbiamo avuto modo di capire, è legato a doppio filo con la disponibilità del gas naturale e da quando è entrato in funzione il TAP ha annullato lo spread della quotazione tra TTF e PSV.
Per farla ancor più facile, il gas naturale che dal Mar Caspio arriva in Italia attraverso il “Corridoio del Sud del Gas”, è stato determinante per calmierare la mancanza di materia prima e quindi per contenere in parte l’esplosione del prezzo.
Non è una dichiarazione d’amore per il caso specifico del TAP ma solo per sottolineare che la diversificazione delle fonti di approvvigionamento è quanto mai necessaria e che, se invece di azzopparlo, avessimo portato a termine il GALSI (acronimo di Gasdotto Algeria Sardegna Italia) oggi probabilmente ci leccheremmo ferite meno dolorose.
6 – Perchè alcuni distributori cambiano il prezzo ogni giorno?
Abituati a prezzi del metano alla pompa stabilissimi, in alcuni casi fermi anche per anni, la continua variazione dei prezzi ha mandato in crisi sia gli operatori che i consumatori alimentando ancora una volta teorie complottistiche.
Anche in questo caso la risposta è semplice ed è legata a due fattori:
– Politica dei prezzi
- – Aumento graduale: Nella prima fase (il cambio di anno termico) alcuni impianti hanno adeguato il prezzo tutto insieme mentre altri, principalmente le grandi compagnie petrolifere, hanno deciso di farsi carico di una parte del rincaro adeguando il prezzo un po’ alla volta vendendo sotto costo nei primi giorni.
- – Impianti multicarburante: il rincaro è stato “ammortizzato” dalla presenza di altri introiti, vedi il caso degli impianti multicarburante.
- – Diversificazione dei contratti: il rincaro è stato contenuto grazie alla diversificazione (scadenze e fornitori) dei contratti di fornitura del gas naturale.
- – Riduzione del margine: alcuni gestori hanno scelto di operare (o meno) un taglio del loro margine di profitto per compensare il rincaro.
– Tipologia di contratto
Come abbiamo spiegato il sistema dei contratti di fornitura del gas naturale si è “evoluto” (o involuto?) verso i contratti a breve termine ed oggi la maggior parte delle aziende che vendono gas naturale deve quasi obbligatoriamente appoggiarsi ad un broker o un Energy Manager (chiamatelo come volete) che li aiuti a districarsi nel complesso sistema dei contratti.
Al netto degli ormai rari casi di contratti a prezzo fisso la restante tipologia contrattuale prevede l’indicizzazione al prezzo del mercato di riferimento. Così finalmente capiamo perchè è così importante l’andamento degli indici TTF e PSV!
Per brevità li riassumiamo in contratti con indicizzazione legata a:
- – Quotazione del giorno TTF/PSV
- – Quotazione giorno precedente TTF/PSV
- – Quotazione Media mese TTF/PSV
- – Quotazione Media mese precedente TTF/PSV
Se si riesce ad accantonare la rabbia del prezzo che tocca pagare alla pompa diventa abbastanza semplice capire che le variazioni anche giornaliere ed anche importanti hanno una spiegazione dimostrabile.
7 – Composizione del prezzo del metano al pubblico
Arriviamo all’argomento più scottante, quello realmente legato all’operazione trasparenza che abbiamo accennato all’inizio: com’è formato il prezzo del metano alla pompa?
Gli elementi che entrano nella definizione del prezzo di vendita sono:
- – Prezzo materia prima
- – Contributo Gestione Fondo Bombole Metano
- – Accise
- – Gestore
- – Ammortamento
- – Elettricità
- – Manutenzione
- – Margine
- – IVA 22%
Vediamo un esempio per capire meglio:
Nella nostra ricostruzione abbiamo ipotizzato dei minimi e dei massimi perchè logicamente ogni impianto ha caratteristiche differenti e di conseguenza costi differenti.
In ogni caso però è evidente che il prezzo di 2€/kg praticato da alcuni impianti abbia, purtroppo per noi metanisti, una corretta giustificazione.
Ultima considerazione merita anche la voce del costo dell’energia elettrica necessaria per la compressione del metano che potrebbe subire ulteriori importanti rincari perchè anche il PUN (Prezzo Unico Nazionale) pubblicato dal Gestore dei Mercati Energetici è letteralmente esploso ben oltre i 200€/MWh.
8 – I furbetti non mancano mai
In una rete composta da oltre 1500 distributori di metano era anche facile immaginare che si sarebbero presto registrati anche alcuni furbetti.
Non abbiamo prove perché i contratti non li conosciamo ma alcune situazioni sono realisticamente poco credibili.
Abbiamo visto impianti con prezzi bloccati da anni decidere di adeguare il prezzo a quelli circostanti mantenendo una differenza di pochi centesimi.
Abbiamo visto impianti schizzare a 2,199€/Kg per poi scendere a 1,999€/Kg e nuovamente a 1,499€/Kg tutto nel giro di 10 giorni. OK le quotazioni TTF, ok le indicizzazioni giornaliere ma per dirla come Totò: ”Ccà nisciun è fess”.
Stiamo prendendo nota di tutto, abbiamo oltre 250.000 utenti dell’app che sono i nostri occhi sul territorio e quando torneremo alla normalità ci ricorderemo di tutto. PROMESSO!!!
9 – Allarme Prezzi Marzo 2020
Solo i più attenti se ne ricorderanno ma nel Marzo 2020 lanciammo un allarme prezzi perchè la logica dei prezzi la conosciamo bene da anni.
Nonostante la media del periodo (dal 2019) quotasse anche meno di 15€/MWh i prezzi restavano attorno a quota 1€/kq mentre secondo la nostra analisi il prezzo non avrebbe dovuto essere superiore a 0,899€/Kg.
A Marzo 2020 devono certamente essere considerate tutte le attenuanti del caso dovute alla contrazione dei consumi per colpa del lock-down (chiedevamo 0,899€/kg non 0,599€/kg!!!) ma fu un esempio lampante delle diverse velocità di adeguamento dei prezzi a crescere e non a diminuire.
10 – Considerazioni finali
Fermo restando che monitoreremo costantemente la situazione ci ancora sono alcuni aspetti su cui occorre fare luce.
- – Il biometano
Ad oggi il biometano copre circa il 20% del consumo di metano per autotrazione. Una quota già importante, che è destinata a crescere moltissimo (alcune stime prevedono fino all’80%) ma soprattutto una risorsa che in una fase tanto delicata del mercato avrebbe potuto agire da calmieratore dei prezzi. Invece il GSE, per legge, assegna al Biometano immesso in rete al prezzo PSV -5%. In pratica paghiamo il biometano tanto quanto il fossile.
Il tema è sicuramente molto complesso e non abbiamo una soluzione ma sicuramente crediamo che sia opportuno intervenire.
Non è utile a chi lo produce quando il prezzo crolla e non è utile al mercato quando il prezzo sale.
Urge un approccio differente!
- – IVA al 5%? Solo con regole ben precise!
Le associazioni di categoria (Federmetano ed Assogasmetano che ricordiamo sono associazioni dei distributori di metano che fanno gli interessi economici dei proprietari della rete dei distributori) hanno chiesto a gran voce di far rientrare anche il metano per autotrazione nel cosiddetto decreto salvabollette per beneficiare della riduzione temporanea dell’IVA dal 22% al 5%.
Occorre un Osservatorio volto a monitorare che tutta la riduzione vada a vantaggio del prezzo finale.
Riteniamo fondamentale che si definiscano paletti ben precisi a tutela dei consumatori perchè diversamente non c’è nulla di più lontano dall’operazione trasparenza che chiediamo a gran voce.
- – Imprenditori impreparati
La sensazione in questi giorni che molti proprietari degli impianti non fossero preparati a gestire questo tipo di fluttuazioni e queste logiche energetiche. Molti distributori hanno ancora una logica gestionale a carattere familiare quando il mercato si sta trasformando richiedendo figure professionali e management tipici del settore dei combustibili oil.
Abbiamo assistito in poche settimane a variazioni di prezzi senza logica, cartelli senza senso esposti negli impianti, abbiamo ascoltato scuse palesemente inventate dettate dall’imbarazzo di non sapere cosa rispondere…
Non vuole essere una critica ma la semplice constatazione che mondo dei distributori non è più quello che lo scrittore Marco Paolini narrava ne “I cani del Gas” ma si è spostato su un piano dove la gestione del buon padre di famiglia non basta più.
- – Quando si tornerà alla normalità?
Nessuno ha la sfera di cristallo per poter fare previsioni sicure ma ad oggi le stime più attendibili ipotizzano una stabilità di prezzi a questi livelli fino alla fine dell’anno per poi iniziare una lenta e graduale discesa che potrebbe stabilizzarsi verso l’estate 2022.
Altre previsioni più pessimistiche prevedono una lenta ma costante contrazione dei costi che potrebbe riportare il gas naturale verso quota 25-30€/MWh non prima del 2023.
La verità è che i prezzi potrebbero crollare anche più velocemente se invece di giocare al gatto con il topo con la Russia decidessimo (a livello Europeo) di smettere di fare proclami e ci mettessimo a trattare con Gazprom in modo serio dei contratti europei sul gas tanto voluti dal Presidente del Consiglio Italiano Draghi ed altrettanto tanto osteggiati dall’uscente Merkel.
Geopolitica, come appunto abbiamo ampiamente raccontato…