Distributori metano: verso lo sciopero dal 4 al 6 Maggio
11/04/2022 - redazione
Il settore del metano per autotrazione chiede un sostegno alle Istituzioni per contrastare l’impennata del prezzo del gas naturale, che da mesi si è abbattuta sul comparto e che si è acuita dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina. Le associazioni Assogasmetano, Assopetroli-Assoenergia e Federmetano da mesi ribadiscono la necessità di interventi mirati che consentano una diminuzione dei prezzi di vendita di questo carburante al pubblico, primo tra tutti una riduzione dell’Iva dal 22% al 5% (già accordata per gli usi civili e industriali), cui si aggiunge l’estensione del credito d’imposta per gli autotrasportatori anche al CNG. Nel caso in cui nel prossimo provvedimento utile dovessero essere nuovamente ignorate le istanze presentate, il settore andrà in sciopero il 4, 5, 6 maggio 2022.
Questo è quanto emerso nel corso della conferenza stampa, indetta dalle associazioni che rappresentano i proprietari dei distributori di gas naturale per autotrazione e che si è svolta oggi a Roma alla presenza dei Presidenti Flavio Merigo per Assogasmetano, Andrea Rossetti per Assopetroli-Assoenergia e Dante Natali per Federmetano. All’incontro con i giornalisti, moderato da Gabriele Masini (direttore responsabile di Staffetta Quotidiana) è intervenuto anche Davide Tabarelli (fondatore e presidente di NE Nomisma Energia).
Le richieste emerse nel corso della conferenza stampa sono necessarie per salvaguardare un’eccellenza italiana, che tanto ha dato e molto può ancora dare al Paese in termini economici, ambientali e occupazionali. La filiera del metano per autotrazione conta, infatti, nel nostro Paese circa 20.000 addetti, oltre 1.500 punti vendita, 1.100.000 famiglie a basso-medio reddito, autotrasportatori e aziende di trasporto pubblico locale che hanno scelto il metano per la loro mobilità – motivate dall’economicità e dai vantaggi ecologici del gas naturale – e ben un 30% di biometano già distribuito in rete per uso autotrazione.
Si tratta di provvedimenti indispensabili a fronte dell’impatto negativo che la crisi attuale sta avendo sul perseguimento degli obiettivi che il settore si è dato, relativi all’aumento del parco circolante a metano, a un ulteriore sviluppo della rete di stazioni di rifornimento, alla diffusione del self-service e al potenziamento delle infrastrutture per il metano liquefatto (LNG) nell’Italia meridionale.
“È difficile comprendere le ragioni per le quali il nostro settore sia stato sistematicamente ‘dimenticato’ nelle iniziative di sostegno che, invece, sono state adottate per gli altri carburanti”, ha sottolineato Flavio Merigo, presidente di Assogasmetano. “Abbiamo sempre sostenuto, e i fatti recenti lo confermano, che la strategia energetica del nostro Paese (come in altri Stati) non potesse prescindere dall’uso del metano (sia in fase liquida che gassosa) che, oltretutto, rappresenta un ponte strategico verso la produzione e l’uso massiccio del biometano, una delle fonti rinnovabili (di cui l’Italia ha estremo bisogno) per assicurare una sostenibilità economica, tecnica, energetica ed ambientale in linea con i requisiti dell’economia circolare. Si è parlato a lungo, in questi mesi, della necessità di decarbonizzazione del settore trasporti ma poca enfasi è stata data al fatto che i veicoli alimentati a biometano non solo sono dei veri ZEV ma addirittura, a seconda della matrice di produzione del biometano, NEV (negative emission vehicles) che rischiano di non avere futuro se il settore del metano per autotrazione dovesse scomparire per miopia energetica ed ambientale o, peggio, per scelte anacronistiche o ideologiche”.
“La distribuzione del metano per autotrazione rischia il default”, ha osservato Andrea Rossetti, presidente di Assopetroli-Assoenergia. “Chiediamo al Governo un intervento urgentissimo di protezione come fatto contro il caro benzina. Il prezzo del gas è fuori controllo. Consumatori e distributori sono stremati, mentre il Governo da mesi lucra un extragettito IVA dovuto all’aumento dei prezzi. Sono risorse che vanno restituite immediatamente ai consumatori sotto forma di taglio dell’Iva, o qualunque altro tipo di calmiere. Purché si faccia, ripeto, immediatamente. A rischio c’è un’intera filiera che è pilastro della mobilità a basse emissioni. Anni di investimenti pubblico privati rischiano di andare in fumo: car makers a gas, settore distributivo, autotrasporto, consumatori finali. Dalla capacità di salvaguardare questi investimenti dipendono la sicurezza energetica europea e il raggiungimento dei target ambientali e climatici del Green New Deal. Il Governo non può restare indifferente”.
“La situazione è ormai insostenibile per operatori del settore e utenti”, ha ricordato Dante Natali, presidente di Federmetano. “La sequenza di decreti messi in campo per fronteggiare l’aumento dei prezzi dell’energia finora ci ha visti esclusi, sebbene da ottobre stiamo ribadendo alle Istituzioni l’eccezionale difficoltà nella quale ci troviamo a operare o a “non operare” più. Oggi il gas naturale è l’unico tra i carburanti utilizzati nel Paese a non ricevere alcuna forma di tutela e salvaguardia. Eppure il metano è il solo a vantare una sostituzione della componente fossile con una di origine bio – dunque 100% rinnovabile – in una percentuale già oggi significativa. Sostituzione che in pochi anni potrebbe essere totale, rispondendo anche alla necessità di limitare la nostra eccessiva dipendenza energetica dall’estero. Confidiamo nell’intervento del Governo, al fine di evitare il fallimento economico di un settore e quello ecologico del Paese. In caso contrario continueremo a fare quanto in nostro potere a favore dell’eccellenza italiana e del diritto dei nostri utenti a muoversi responsabilmente. Difendiamo quell’ingegno e quella forza lavoro che – nati in Italia e non altrove – tanto hanno dato al nostro Paese, in termini di posti di lavoro, export industriale, attenzione all’ambiente, risparmio per le famiglie e trasformazione delle materie di scarto in risorsa energetica”.
“Inoltre – ha sottolineato Davide Tabarelli, fondatore e presidente di NE Nomisma Energia – appare privo di giustificazione il pessimo trattamento avuto da questo segmento della mobilità delle persone, tutte tradizionalmente più sensibili ai costi e, allo stesso tempo, più attente all’impatto sull’ambiente. E’ dal luglio del 2021 che il Governo va in aiuto dei consumatori di energia, ma gli unici rimasti fuori sono quelli del settore metano auto, circa un milione di automobilisti che hanno visto i prezzi alla pompa salire del 120%, contro il più 30% della benzina. L’IVA sul gas riscaldamento, lo stesso che va nelle macchine, è stata ridotta dal 22 al 5%, invece, quella sul gas per autotrazione è rimasta invariata al 22%. La riduzione delle tasse sulla benzina di 30 centesimi al litro ha aggravato la disparità a danno del metano auto. Il più che raddoppio dei prezzi alla pompa del gas auto ha originato un simile aumento delle entrate per lo Stato da IVA, da 200 a circa 400 milioni di € su base annuale. Si impone quanto meno una restituzione di una parte della tassazione attraverso una riduzione dell’IVA al 5% come accaduto per il gas riscaldamento per coerenza nelle politiche di tutela delle parti più colpite dalla crisi energetica”.