Test Drive: Seat Ibiza 1.6 Bi Fuel GPL Reference
14/12/2012 - stefano.panzeri
Primo modello Seat dell’era Volkswagen, l’Ibiza continua a riscuotere consensi malgrado sia prossima ad accendere le trenta candeline di compleanno. Una storia longeva scritta da quattro generazioni di modelli con tratti stilistici che hanno saputo incarnare l’evoluzione dei gusti degli automobilisti. E che si presenta nel 2013 con un nuovo design che aggiunge all’originalità dell’esemplare presentato nel 2008 i tratti “cattivi” introdotti con il recente restyling. Un aggiornamento che ha reso più aggressiva la linea dell’utilitaria spagnola, in particolare nel frontale con gruppi ottici di disegno inedito e griglia a nido d’ape che contraddistinguono pure una delle versioni più pacate del listino, la 1.6 Bi Fuel 5 porte con l’allestimento base Reference in prova.
L’impronta sportiva è ripresa nell’abitacolo ed enfatizzata dalla plancia bicolore con consolle centrale orientata verso il guidatore e, soprattutto, dalla strumentazione del cruscotto con “numeri” velleitari per una versione a gas: contagiri che arriva a quota 8.000 e il tachimetro a 240 km/h. Ad attrarre, però, sono i componenti del Gpl dissociati e integrati nel design. Il commutatore per selezionare l’alimentazione, privo dei classici Led luminosi che indicano il livello del gas, è inserito all’interno del vano davanti alla leva del cambio. Una posizione approvabile per estetica, ma un po’ scomoda da raggiungere senza distogliere lo sguardo dalla strada. Limite, per altro, condiviso con il più importante pulsante per attivare le luci di emergenza in caso di pericolo. Viceversa, per sapere la quantità di Gpl presente nella bombola si devono guardare le barre luminose nella parte centrale del cruscotto, le stesse che, con l’alimentazione a benzina, segnalano la quantità di miscela nobile residua nell’altro serbatoio.
Il posto guida offre ampie possibilità di regolare volante e sedile, ma non l’altezza della cintura di sicurezza. Buona impressione destano l’imbottitura e la conformazione delle poltrone, gli assemblaggi e i materiali impiegati, seppur con plastiche di minor pregio della parte bassa dell’abitacolo. Lo spazio è abbondante davanti, mentre dietro si sta comodi in due, purché di statura inferiore ai 185 cm. Curato nei particolari, ma con capacità (222 litri) inferiore alla media di segmento è il bagagliaio, ristretto dalla scelta di inserire un serbatoio toroidale grande (52,8 litri, 42,2 effettivi) per favorire l’autonomia a gas (550 km circa). A farne le spese è l’altezza del vano che, comunque, appare adeguata per riporre valige di dimensioni standard, grazie pure al kit di riparazione rapida del pneumatico “nascosto” sotto il piano di carico.
L’impianto a Gpl è montato in fabbrica e firmato Volkswagen con l’aggiunta della dicitura “Made in Italy” che fa pensare che i componenti siano realizzati “ad hoc” da un’azienda del settore della Penisola su specifiche dei tecnici di Wolfsburg. L’ipotesi più probabile, come suggerisce pure la scritta sull’adattatore per il rifornimento del Gpl, è che si tratti della Landi Renzo, già fornitore ufficiale del kit a gas per i marchi del Gruppo Volkswagen. L’importante, comunque, è sapere che il motore ha testata, valvole e relative sedi progettate per resistere alla maggiore usura dovuta alle temperature d’esercizio superiori e al minore potere lubrificante del Gpl. Altro particolare da segnalare è la commutazione forzata a gas anche quando si è spento il motore con il selettore sulla benzina. Ne consegue che dopo l’accensione, che come di consueto avviene a miscela nobile, l’impianto passa in automatico a Gpl segnalando la conversione tramite segnale acustico, la scritta sul display centrale del cruscotto e il logo della bombola del gas all’interno del contagiri. Per viaggiare a benzina, dunque, è necessario premere il commutatore o aspettare che si esaurisca il Gpl.
Alla guida dell’Ibiza la prima impressione positiva è l’eccellente dinamica conferita dallo sterzo preciso e dallo schema delle sospensioni con assetto degli ammortizzatori leggermente rigido. Un impostazione che conferisce un elevato piacere di guida nei tratti misti e, comunque, un buon assorbimento delle asperità del terreno con la sola precauzione di rallentare a dovere prima dei dossi. Altrettanto valida sono l’agilità urbana, merito pure degli ingombri contenuti (è lunga 406 cm, larga 169 e alta 145), e il comfort autostradale grazie a un’efficiente insonorizzazione e alle ridotte turbolenze aerodinamiche. Buoni giudizi anche per il cambio, morbido e preciso, i freni e la visibilità in tutte le direzioni, con qualche limite per quella posteriore a causa dei larghi montanti.
Il motore è un 4 cilindri 16V di 1.598 cc con 82 CV e 145 Nm di coppia massima a 3.800 giri/minuto, valori che consentono al modello di raggiungere i 174 km/h e di passare da 0 a 100 km/h in 12,2”. Più che le prestazioni, però, l’unità è piaciuta per la fluidità dell’erogazione della potenza a partire dai bassi regimi. Già a 1.000 giri/minuto, il 1.6 riprende senza sussulti e con progressione, seppur contenuta. Un carattere mite che diventa più brillante oltre i 3.500 giri, soglia difficile da superare se non in fase di sorpasso o con una guida sportiva. L’indicatore di cambiata, infatti, suggerisce di passare alla marcia superiore appena superati i 1.000 giri quando sono inseriti i rapporti bassi, regime che raddoppia per quelli più alti. In ogni caso, viaggiando a 90 km/h in quinta il motore “gira” poco sopra i 2.000 giri, che diventano 3.000 se si raggiungono i 130 km/h.
L’effetto della messa a punto dell’Ibiza sono emissioni e consumi contenuti in relazione a massa (1.143 kg) e cilindrata. Il rilascio di CO2 è di 123 grammi/km, contro i 139 dell’omologazione a benzina, mentre quello degli inquinanti dovrebbe assumere valori molto contenuti grazie alle caratteristiche chimiche del gas. In tema di consumi, Seat dichiara una richiesta di 7,6 l/100 km di gas (6,0 a benzina) nel ciclo combinato, che diventano 6,0 sulle strade extraurbane e 10,4 nei percorsi cittadini. Nei nostri test, abbiamo registrato un consumo di 10,6 l/100 km in città e di 8,8 l/100 km su un tracciato misto che include autostrada, statale e tratti urbani. Dati che, tradotti in denaro, portano a una spesa chilometrica (con Gpl a 0,885 euro/litro) rispettivamente di 0,092 euro/litro e 0,078 euro/km. Da sottolineare che in entrambe le prove l’Ibiza è stata poco fortunata quanto a traffico, spesso molto intenso. Con una guida più accurata e con condizioni meno gravose, quindi, riteniamo possibile ottenere risultati inferiori. Obiettivo che risulterebbe più facile da raggiungere con l’ausilio del valore del consumo istantaneo, non presente sulle Reference.
La 1.6 Bi Fuel Reference 5 porte è in listino a 14.800 euro (16.300 euro la Style) comprensivi, tra l’altro, di alzacristalli elettrici anteriori, impianto audio, Esp e airbag anteriori e laterali. Un elenco che nella versione in prova era allungato da climatizzatore semiautomatico (950 euro), sedili posteriori ribaltabili separatamente (165), terzo poggiatesta posteriore (60), fari fendinebbia con funzione cornering (180) e cerchi in lega da 15” (365). Tra gli optional presenti anche la vernice metallizzata (400) e il Drive Pack (120) che include specchietti elettrici e riscaldabili e il telecomando per la chiusura centralizzata. Una serie di optional che fanno salire il prezzo a 17.040 euro, valore in linea con molte contendenti, quali Ford Fiesta, Lancia Ypsilon, ma più allettanti di altre rivali, come Citroën C3 e Opel Corsa. A rimanere più economiche sono, ad esempio, la low cost Dacia Sandero e la Hyundai i20.
Più che con le avversarie di altri marchi, l’Ibiza Gpl è il modello perfetto per un raffronto economico con la concorrenza dei moderni motori benzina e diesel, come quelli che equipaggiano le sorelle in gamma: il 1.2 da 70 CV e 1.2 TDI da 75 CV. Unità che con l’allestimento Reference sono proposti a 12.550 euro (-2.250 euro rispetto alla bi-fuel) e 14.550 (-250) e che vantano consumi molto ridotti: 5,4 e 3,8 l/100 km. Valori che, ai prezzi attuali (benzina a 1,8 euro/l, diesel a 1,75), portano a spese chilometriche di 0,097 e di 0,0665 euro/km, contro i 0,067 registrato dalla Gpl considerando i dati ufficiali nel ciclo misto. Ne consegue che il duello economico con la variante a gasolio si conclude in parità, mentre per recuperare il maggiore esborso iniziale della Gpl sul 1.2 benzina si devono percorrere circa 75.000 km. A vantaggio della bi-fuel rimangono il minore impatto ambientale sul fronte degli inquinanti (per la CO2 la TDI emette solo 99 g/km) e le prestazioni superiori.
[right]a cura di Stefano Panzeri[/right]